Itinerari a Caltanissetta

1) Il Centro Storico e la Cattedrale
Caltanissetta è una città che sorge fra tre colli che, disposti ad arco, formano una conca entro la quale si sviluppa gran parte del centro storico. A partire dall’Ottocento conobbe un notevole sviluppo industriale grazie alla presenza di vasti giacimenti di zolfo, che la resero un importante centro estrattivo; l’importanza che rivestì nel settore solfifero le valse l’appellativo di “capitale mondiale dello zolfo”, e nel 1862 vi fu aperto il primo istituto minerario d’Italia. Il Duomo di Santa Maria la Nova è la cattedrale di Caltanissetta, l’interno si sviluppa su tre navate; quella centrale è caratterizzata da una serie di affreschi del pittore fiammingo Guglielmo Borremans. Alla destra dell’altare maggiore è custodita la statua lignea di san Michele, patrono della città.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

2) A Strata Foglia
Il mercato della Strata ‘a Foglia a Caltanissetta è uno storico mercato ortofrutticolo che risale al 1500. Il nome deriva dalla parola Fogghia, ovvero una tassa applicata dai cosiddetti fogliamari per la vendita delle verdure dei campi. Il mercato era infatti inizialmente destinato a riunire i raccoglitori di erbe selvatiche amare, storicamente presenti nel territorio del comune di Caltanissetta. Successivamente divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura. Muovendosi all’interno del fitto intreccio di vicoli del mercato della Strata a’ foglia si possono ritrovare tutti gli ingredienti della cucina siciliana. Di sera, soprattutto nel periodo estivo, il mercato si popola di giovani, infatti, è possibile trovare molti locali notturni in cui si vende anche cibo da strada. Di giorno, il mercato vive grazie alle botteghe di frutta, verdura e alimentari.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Medio |

3) Castello di Pietrarossa
Il castello di Pietrarossa è una fortezza probabilmente di epoca medievale situato a Caltanissetta. Sorge a ridosso della chiesa di Santa Maria degli Angeli e del cimitero monumentale, nei pressi dell’antico quartiere arabo della città, e domina, dall’alto del burrone sul quale si erge, tutta la vallata sino al fiume Salso. Durante il Medioevo fu un centro strategico e intorno alla fine dell’XI secolo vi fu collocata la tomba della regina Adelasia.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

4) Museo Mineralogico
Il museo mineralogico, paleontologico e della zolfara Sebastiano Mottura, anche noto come museo mineralogico di Caltanissetta, ospita al suo interno una ricca collezione di minerali e fossili, e un’esposizione permanente dedicata alla tecnologia mineraria per l’estrazione dello zolfo di Sicilia. Le collezione di minerali e fossili presenti conta 2.500 minerali e 1.500 reperti fossili di varie epoche geologiche e tra questi anche una collezione di macrofossili, catalogati in ordine stratigrafico, dal periodo Siluriano al Quaternario. Unico nel suo genere, lo spazio dedicato ad alcuni strumenti d’epoca utilizzati nella attività mineraria, come i castelletti di estrazione, i vagoncini utilizzati per il trasporto dei minerali, i forni Gill. Diversi pannelli murali con grafici e diagrammi testimoniano della storia e dei ciclo economico dello zolfo, oltre ad una ricca collezione di foto d’epoca. Il museo, mediante l’esposizione di minerali, in particolare campioni di zolfo, rocce, fossili ed attrezzature specifiche, da testimonianza dell’attività svolta in passato di sfruttamento delle varie miniere per l’estrazione dello zolfo presenti sul territorio nisseno. Al suo interno sono custodite collezioni di minerali e fossili, oltre a pezzi di particolare pregio mineralogico.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

5) Museo Archeologico Regionale
Il Museo regionale interdisciplinare di Caltanissetta, conosciuto semplicemente come Museo archeologico di Caltanissetta è un museo che raccoglie la maggior parte dei reperti archeologici provenienti dai siti dell’area di Caltanissetta e Enna, come Vassallaggi, Capodarso, Sabucina. Le collezioni, tra le più importanti della Sicilia, comprendono corredi, vasi attici decorati a figure rosse, utensili e manufatti di bronzo e di ceramica. Al suo interno è custodito il celebre sacello di Sabucina.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

6) Riserva di Monte Capodarso e Valle dell’Imera
La riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale è un’area naturale protetta situata nei comuni di Caltanissetta, Enna e Pietraperzia. Tra le più estese riserve naturali dell’isola, include, in un ambiente fluviale, le gole di Capodarso, la Grotta delle Meraviglie con cavità inesplorate, i resti di un centro indigeno ellenizzato, con una scala antichissima scavata nella roccia. Nelle immediate vicinanze della riserva, in condrata Terrapelata, sono presenti le maccalube di Caltanissetta, una zona interessata da fenomeni di vulcanismo di tipo sedimentario.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

7) Mussomeli
Mussomeli sorge in una zona collinare interna, a est del fiume Platani, nella Sicilia centrale. Numerose le chiese costruite nel corso dei secoli tra cui la chiesa madre di San Ludovico e il Santuario dedicato a Maria SS. dei Miracoli. Nel territorio del comune di Mussomeli è compreso il sito archeologico di Polizzello. A pochi chilometri dal centro è il cosiddetto Castello Manfredonico.
| LUOGO | Mussomeli | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

8) Abbazia di Santo Spirito
L’Abbazia di Santo Spirito è una delle testimonianze più antiche e suggestive di Caltanissetta, legata alle origini normanne della città. Sorge in un’area che, secondo gli studiosi, era già luogo di culto in epoca bizantina, come suggerisce la dedicazione allo Spirito Santo, tipica delle chiese di quell’epoca. Non a caso, parti della struttura sembrano inglobare un antico casolare arabo, segno della stratificazione culturale che caratterizza tutta la Sicilia. Commissionata dal conte Ruggero e da sua moglie Adelasia, la chiesa fu consacrata nel 1153 e affidata pochi decenni dopo ai canonici regolari agostiniani. Nel tempo ha subito diversi restauri, dal Cinquecento fino ai più recenti, ma ha sempre mantenuto il suo aspetto sobrio e solenne. Costituita da un’unica navata con tre absidi, la sua architettura richiama modelli normanni, con portali e paraste che rimandano alle costruzioni della Normandia. L’impianto stesso custodisce un forte valore simbolico: le tre finestrelle absidali, orientate verso un unico punto centrale, evocano il mistero della Trinità, mentre la luce del sole che filtra attraverso le aperture del presbiterio ne amplifica il significato spirituale. All’interno, l’abbazia custodisce opere di grande valore storico e artistico. Tra queste spiccano il fonte battesimale normanno, la cantoria ottocentesca, decorata con gli stemmi del vescovo Guttadauro, e una serie di affreschi del XV secolo, tra cui frammenti di un Sant’Agostino, una Messa di San Gregorio e un Cristo benedicente. Particolarmente prezioso è il Crocifisso dello Staglio, realizzato con tempera grassa su tavola, considerato il tesoro più importante della chiesa. Da non dimenticare la statua in terracotta policroma della Madonna delle Grazie, la più antica raffigurazione mariana della città, risalente al XVI secolo, e un’urna cineraria romana del I secolo, testimonianza del passato remoto del sito. Ancora oggi l’abbazia non è solo un luogo di culto, ma anche un punto di riferimento culturale e identitario per Caltanissetta, custode di una memoria che attraversa secoli di storia, tra fede, arte e tradizione.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

9) Castello di Mazzarino
A Mazzarino, il Castelvecchio è conosciuto da tutti come “U Cannuni”, un soprannome nato forse dalla sua torre cilindrica che ricorda la forma di un cannone. Secondo un’altra tradizione, invece, il nome deriverebbe da un vero cannone appartenuto ai Branciforti, signori del maniero, usato per difendersi dagli attacchi del vicino feudatario di Grassuliato durante le dispute territoriali. In origine la fortezza aveva pianta quadrangolare, con quattro torri cilindriche agli angoli e mura che racchiudevano ampi serbatoi sotterranei destinati a granai. L’ingresso principale si trovava tra le due torri occidentali, mentre l’imponente cinta muraria si estendeva per ben 186 metri. I Branciforti divennero signori del castello nel XIII secolo e lo rimasero fino al 1812. Vi abitarono stabilmente fino al XVI secolo, quando, ottenuto il titolo di conti, preferirono trasferirsi nel palazzo edificato nel centro abitato, lasciando “U Cannuni” al lento passare del tempo.
| LUOGO | Mazzarino | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

10) Gibil Gabib
Il sito archeologico di Gibil Gabib, conosciuto anche come Gibil-Gàbel, sorge a pochi chilometri a sud di Caltanissetta, su una collina di 615 metri che domina la valle del fiume Salso. Il suo nome deriva dall’arabo ǧabal Ḥabīb, “monte di Habib”, e racchiude in sé l’eco delle diverse culture che hanno abitato questi luoghi. Le sue origini risalgono al VII secolo a.C., quando vi sorse un insediamento indigeno che, nel giro di poco tempo, entrò in contatto con i Greci di Akragas, subendo la loro influenza fino a trasformarsi, nel VI secolo a.C., in un phrourion, cioè un avamposto militare fortificato. La storia degli scavi è lunga e articolata: iniziata a metà Ottocento con Landolina di Rigilifi, proseguì con Antonino Salinas e F. Cavallaro negli anni successivi, fino ad arrivare alle indagini sistematiche del Novecento condotte da Dinu Adameșteanu e, più tardi, agli scavi degli anni Ottanta. Proprio in quel periodo fu riportato alla luce un imponente torrione difensivo del VI secolo a.C., scoperta fondamentale che permise di chiarire la funzione delle antiche cinte murarie già individuate decenni prima. Gli scavi hanno restituito reperti di straordinario interesse: resti di abitazioni, vasi e utensili di uso quotidiano, piatti e lucerne che raccontano la vita di una comunità attiva e organizzata. Non mancano testimonianze legate alla sfera sacra, come una statua in terracotta raffigurante una divinità femminile e una testina di offerente, indizi della presenza di spazi dedicati al culto all’interno dell’abitato. Ai piedi della collina si estendevano inoltre due necropoli, dalle quali provengono ricchi corredi funerari, con splendide ceramiche a figure rosse della tradizione siceliota. Oggi i reperti provenienti da Gibil Gabib sono custoditi presso il Museo Archeologico di Caltanissetta, dove continuano a raccontare le vicende di questo sito che, incastonato tra mito e storia, rappresenta una preziosa testimonianza delle radici più antiche della Sicilia interna.
| LUOGO | Caltanissetta | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

11) Lago Soprano
La Riserva Naturale del Lago Soprano, conosciuta anche come Cuba, si trova nel territorio di Serradifalco, in provincia di Caltanissetta, ed è stata istituita nel 2000 per proteggere un ambiente di grande valore naturalistico. Il lago si adagia in una conca ovale a circa 460 metri sul livello del mare, ai margini dell’abitato, e regala un paesaggio suggestivo che unisce fascino e quiete. Lo specchio d’acqua, che si estende per circa quindici ettari, non ha immissari né emissari: a nutrirlo sono le sorgenti sotterranee, una sorgente in superficie e le acque piovane. Proprio per questo, il livello varia molto a seconda delle stagioni. Le sue origini sono legate a un antico fenomeno di sprofondamento del terreno, che ha dato vita a questo bacino immerso tra rocce calcaree e gessose. Il lago e l’area circostante custodiscono una straordinaria ricchezza di biodiversità. Tra le acque poco profonde nuotano carpe e persici, insieme a una fitta popolazione di plancton e minuscole dafnie. Nei canneti circostanti trovano rifugio e nidificazione molte specie di uccelli: l’usignolo di fiume, il tarabusino, la cannaiola e il moriglione, ma anche la folaga, il tuffetto, l’airone cinerino e il martin pescatore. Non mancano avvistamenti più rari, come quello della moretta tabaccata, specie minacciata a livello internazionale. Lungo le sponde e nei campi vicini si muovono piccoli mammiferi come lepri, conigli selvatici, donnole e volpi, mentre nelle acque si aggira la natrice dal collare, un serpente innocuo che si nutre soprattutto di rane verdi. Presente anche la testuggine palustre siciliana (Emys trinacris), un rettile endemico dell’isola considerato un autentico tesoro naturalistico. La vegetazione è dominata dai canneti e dalla cannuccia di palude, che formano una cornice verde intorno allo specchio d’acqua, offrendo riparo a moltissime specie. Nella superficie del lago, invece, si può osservare la lenticchia d’acqua, che punteggia il paesaggio con la sua fitta trama galleggiante. Dalla terrazza panoramica del Belvedere, posta poco sopra la riserva, lo sguardo abbraccia l’intero bacino, incastonato in un contesto di grande fascino naturale. Oggi il Lago Soprano è non solo un importante scrigno di biodiversità, ma anche un luogo ideale per chi ama scoprire la Sicilia meno conosciuta, fatta di silenzi, natura e atmosfere senza tempo.
| LUOGO | Serradifalco | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

12) Museo Archeologico di Marianopoli
Il Museo Archeologico di Marianopoli racconta la storia più antica del territorio, ripercorrendo la vita e le trasformazioni delle comunità che lo abitarono dalla preistoria fino all’età ellenistica. Le sue collezioni sono strettamente legate ai due principali siti archeologici della zona: Monte Castellazzo e Balate-Valle Oscura. Sul Monte Castellazzo le prime tracce di presenza umana risalgono al Neolitico, intorno al V millennio a.C., e la frequentazione del sito continua nelle epoche successive, dall’età del rame fino all’età del ferro. Proprio nel VI secolo a.C. la montagna divenne sede di un importante insediamento indigeno che, con il passare del tempo, subì l’influenza della cultura greca e venne identificato con l’antica Mytistraton. Anche la montagna di Balate ebbe un ruolo centrale: dal VI secolo a.C. ospitò un abitato fortificato da una cinta muraria, con un’acropoli dove è stata riportata alla luce un’area sacra dedicata al culto. Nella vicina Valle Oscura, invece, si estendeva la necropoli dell’antico centro, che custodiva le sepolture e i corredi funerari della comunità. I reperti esposti nel museo provengono dagli scavi condotti tra il 1977 e il 1984. Tra essi spiccano frammenti di ceramiche preistoriche, dall’età neolitica al bronzo, ma soprattutto le produzioni ceramiche indigene di età arcaica, che reinterpretano le forme greche – come oinochoai e piccoli crateri – arricchendole con decorazioni geometriche e motivi naturalistici dai colori vivaci. Il museo offre così un affascinante viaggio nel tempo, attraverso oggetti che raccontano la vita quotidiana, i riti e i contatti culturali di un territorio che, pur restando profondamente legato alle proprie radici, seppe aprirsi alle influenze della civiltà greca.
| LUOGO | Marianopoli | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

13) Borgo Medievale di Sutera
Sutera è un borgo che intreccia bellezza, arte e leggende senza tempo. Il primo incontro con il paese è il panoramico belvedere di piazza Sant’Agata, da cui lo sguardo si apre sulle colline circostanti. Qui si affaccia l’omonima chiesa, accanto ai ruderi del quattrocentesco Palazzo Salamone e alla chiesa di Maria SS. del Carmelo, che custodiscono frammenti preziosi della sua storia. Uno degli angoli più affascinanti è il Rabato, antico quartiere fondato dagli Arabi intorno all’860 d.C. Con i suoi vicoli stretti, le case in gesso e i terrazzi nascosti, il Rabato conservava le caratteristiche tipiche dei villaggi islamici. Oggi molte di queste tracce sono state coperte dalle trasformazioni edilizie dei secoli successivi, ma basta osservare il quartiere dall’alto del monte per ritrovare il fascino di quel tempo lontano. Non può mancare una visita alla suggestiva “rocca spaccata”, detta anche jacca in dialetto locale: una collina di pietra che appare divisa in due da una fenditura naturale. La tradizione popolare vuole che quella spaccatura si sia aperta nell’istante in cui Gesù spirò sulla croce, rendendo questo luogo non solo affascinante dal punto di vista paesaggistico, ma anche carico di significato spirituale e leggendario.
| LUOGO | Sutera | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

14) Santuario di San Paolino
Il Santuario diocesano di San Paolino, conosciuto come il “balcone della Sicilia”, sorge a 823 metri sul Monte San Paolino, da cui lo sguardo abbraccia ventidue comuni, le Madonie e persino l’Etna. Vi si accede attraverso un percorso scavato nella roccia, punteggiato dalle stazioni della Via Crucis, dalla campanella che i pellegrini ancora oggi suonano in segno di devozione, e dal luogo dove, secondo la tradizione, nel 57 d.C. fu innalzata una croce per celebrare la conversione dei suteresi al cristianesimo. La chiesa, costruita intorno al 1370 dal barone Giovanni III Chiaramonte, è un edificio semplice a tre navate, affiancato dal convento un tempo abitato dai Padri Filippini e oggi trasformato in eremo. L’interno custodisce antiche sepolture e preziosi tesori d’arte sacra, tra cui spiccano le due magnifiche urne reliquiario di San Paolino e di Sant’Onofrio, capolavori dell’oreficeria siciliana, ornate da figure di santi, angeli e simboli religiosi. Ogni anno, il martedì dopo Pasqua, le urne vengono portate in processione dalla cima del monte fino alla chiesa di Sant’Agata, in un rito che coinvolge l’intera comunità. Nel santuario si conservano anche tele di pregio, come quella di Filippo Tancredi raffigurante i santi medici Cosma e Damiano, e le statue lignee di San Paolino e di Sant’Onofrio, oltre al Crocifisso in cartapesta del 1923. Oggi, grazie ai restauri che hanno ridato vita all’edificio, il santuario non è solo un luogo di culto, ma anche un simbolo identitario di Sutera, legato a fede, arte e tradizione popolare.
| LUOGO | Sutera | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

15) Villalba
Villalba è un piccolo centro nel cuore della Sicilia, in provincia di Caltanissetta, adagiato su una collina che guarda le Madonie e protetto alle spalle dalle montagne chiamate Serre, alte fino a 900 metri. Il paese ottenne il proprio stemma municipale nel 1899: su sfondo azzurro campeggiano una palma, un leone e una figura di Cerere con il corno di Amaltea, chiaro richiamo alla famiglia Palmieri che fondò l’abitato con l’intento di popolarlo. Nella parte alta del paese si trova la Robba, antica masseria dei Palmieri. Con i suoi diecimila metri quadrati, il grande baglio racchiudeva forno, magazzini, stalle e abitazioni: un centro agricolo e gestionale dove si conservavano i raccolti, soprattutto il grano, e si custodiva il bestiame. Alle spalle di Villalba si innalzano le Serre, rilievi rocciosi che regalano panorami spettacolari sulle campagne circostanti e sui paesi vicini. In primavera, i campi di grano dorato lasciano spazio a distese viola di fiori selvatici, offrendo scenari sempre diversi. Il cuore del paese è piazza Vittorio Emanuele II, la chiazza granni, punto di ritrovo per i cittadini e luogo dello “struscio”, la tradizionale passeggiata serale. A dominarla è la Chiesa Madre di San Giuseppe, costruita nel 1828 e affiancata da una torre campanaria, che custodisce una statua settecentesca del patrono, opera dello scultore Filippo Quattrocchi. Sempre a Villalba si trovano altre chiese di interesse: la Chiesa della Concezione, detta anche “Chiesa nica”, eretta nel 1795 e dedicata all’Immacolata, e il suggestivo Calvario, posto su una collina che rievoca il Golgota, teatro delle solenni celebrazioni pasquali. Numerose sono anche le cappellette votive sparse lungo le vie e nei quartieri, mete di processioni e luoghi di devozione popolare, con statue e opere dello scultore Michele Valenza. Tra gli elementi più caratteristici sopravvive ancora un antico abbeveratoio ottocentesco in pietra, restaurato e ornato da tre teste di leone da cui sgorgano fontanelle d’acqua. Curioso è infine il carcere, costruito negli anni ’80 e rimasto in funzione solo per pochi anni: oggi la struttura, mai riutilizzata, rimane come una testimonianza silenziosa di un progetto incompiuto. Villalba è quindi un borgo che unisce paesaggi suggestivi, architetture di pregio e tradizioni popolari, offrendo al visitatore un ritratto autentico della Sicilia interna.
| LUOGO | Villalba | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

16) Il Castello di Resuttano
I resti del castello di Resuttano sorgono nella piana attraversata dal fiume Imera, poco dopo la sua discesa dai colli madoniti, a circa quattro chilometri dall’abitato. Dell’antico complesso rimane soprattutto il torrione centrale, attorno al quale si dispongono edifici minori, alcuni di epoca più recente. Le sue origini sono avvolte tra storia e suggestioni. Il nome, che deriverebbe dall’arabo Rahal-Suptanum (“fattoria fortificata”), rimanda al periodo islamico, quando gli arabi edificarono qui una struttura al tempo stesso rurale e militare, con funzione strategica di controllo sulla via del fiume verso i centri madoniti. Secondo gli studiosi, il nucleo originario risalirebbe alla metà del X secolo. In epoca normanna il castello, pur non essendo di grandi dimensioni, aveva una funzione essenzialmente militare: serviva da rifugio sicuro per una guarnigione e da stazione di transito. Dal XV secolo passò alla potente famiglia dei Ventimiglia di Geraci, per poi, nel secolo successivo, entrare nei possedimenti dei Romano e infine, nel 1625, dei Di Napoli, che ottennero il titolo di principi di Resuttano. Da quel momento la fortezza perse progressivamente la funzione difensiva per diventare soprattutto fattoria agricola. La proprietà rimase ai Di Napoli fino al 1919, quando fu acquistata dal notaio Antonino Manasia per conto della Società Operaia Garibaldi, che intendeva lottizzare i terreni. Gran parte del feudo, compreso il castello, finì poi nelle mani dello stesso Manasia. Nel 1997 la Soprintendenza ai Beni Culturali ne ha curato l’esproprio e avviato interventi di consolidamento e pulizia. Ancora oggi, visitando il castello, si possono ammirare dettagli che raccontano la sua lunga storia: eleganti finestre in stile romanico e rinascimentale, una scala a chiocciola in pietra che conduceva ai piani superiori, una sala coperta a volta, un piccolo cortile interno e lo stemma signorile inciso sul muro, a ricordare i fasti delle antiche famiglie che lo hanno abitato.
| LUOGO | Resuttano | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

17) Vallelunga Pratameno
Vallelunga Pratameno, il comune più settentrionale della provincia di Caltanissetta, sorge in una valle pianeggiante lambita dal fiume Platani. La sua posizione la rende crocevia naturale tra diverse province siciliane: da qui si raggiungono facilmente Caltanissetta, Palermo, Enna e Agrigento. Le origini del territorio sono molto antiche: tracce di insediamenti umani risalgono all’età del Bronzo, come testimoniano i ritrovamenti in contrada Tanarizzi, dove una tomba con resti umani e vasi funerari ha restituito preziose testimonianze oggi custodite al Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa. In località Casabella, al confine con Villalba, si conservano invece i resti di un antico insediamento urbano, mentre più di recente, durante i lavori sulla ferrovia Palermo-Catania, è emersa una villa romana in contrada Manca, tuttora oggetto di scavi. Il paese attuale nacque nel 1623 per volere del nobile Pietro Marino, che ottenne la licentia populandi. In origine chiamato semplicemente Vallelunga, solo nel 1865 aggiunse l’appellativo “Pratameno” in onore del duca che contribuì alla sua fondazione e crescita. Sotto la dinastia dei Notarbartolo, il borgo conobbe un periodo di sviluppo con diverse migliorie al territorio. Oggi Vallelunga Pratameno custodisce tradizioni legate al mondo contadino e all’artigianato. Le sue campagne producono mandorle, uva, olive, pomodori e grano, mentre in passato era nota anche per la lavorazione del vasellame e dei laterizi, un’arte ormai scomparsa ma che racconta la storia operosa di questo angolo di Sicilia.
| LUOGO | Vallelunga Pratameno | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

18) Chiesa Valdese di Riesi
Fondata nel XIX secolo, la Chiesa Evangelica Valdese di Riesi rappresenta un centro di fede, solidarietà e inclusione, in linea con i principi del movimento valdese. Si trova nel cuore del paese, in provincia di Caltanissetta, ed è da sempre punto di riferimento spirituale e sociale per la comunità locale. L’edificio, dall’architettura sobria ed essenziale, riflette lo stile tipico delle chiese evangeliche, con un interno semplice ma accogliente, privo di immagini sacre, incentrato sulla Bibbia e sulla predicazione. Oltre ai culti domenicali, la chiesa è attiva in iniziative sociali ed educative, contribuendo alla vita comunitaria di Riesi con attività di supporto e condivisione. La sua è una storia plurale, perché la Chiesa Evangelica Valdese nasce dall’unione di due confessioni cristiane – valdese e metodista – con visioni teologiche e bagaglio storico differenti, che non hanno tuttavia impedito, nel contesto italiano, un cammino condiviso. Come chiese protestanti, i fedeli vivono il cristianesimo fondandosi esclusivamente sull’Evangelo, fonte che ispira la testimonianza e l’agire quotidiano. La loro storia è un tentativo concreto di incarnare questa consapevolezza.
| LUOGO | Riesi | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

19) Riserva Naturale Sughereta di Niscemi
La Riserva Naturale Sughereta di Niscemi custodisce uno degli ultimi e più preziosi frammenti di sughereta e lecceta della Sicilia centrale, un tempo diffusi in gran parte dell’isola. Oggi questo bosco rappresenta, insieme al vicino Bosco di Santo Pietro a Caltagirone, l’unico grande residuo della vasta querceta mediterranea che ricopriva il centro-sud siciliano. Passeggiando tra i suoi sentieri si è avvolti da un paesaggio unico: oltre alle maestose querce da sughero si incontrano lecci, querce spinose e un ricco sottobosco fatto di cisto, erica, mirto e corbezzolo, intrecciati con liane che formano angoli selvatici e impenetrabili. Un ecosistema vivo e complesso, che ospita una fauna altrettanto varia. Tra i mammiferi si aggirano volpi, conigli, istrici e persino il raro gatto selvatico; tra i rettili compaiono ramarri, bisce dal collare e il più elusivo colubro leopardino. Il cielo della riserva è animato da rapaci come la poiana e il gheppio, mentre tra i rami si nascondono tordi, merli e piccoli passeriformi che trovano qui un rifugio sicuro. Un vero scrigno di biodiversità, che unisce il fascino del paesaggio mediterraneo al valore ecologico di un ambiente da preservare con cura.
| LUOGO | Niscemi | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

20) Santuario della Madonna di Niscemi
Il Santuario di Maria Santissima del Bosco sorge sul versante nord-occidentale di Niscemi ed è il cuore spirituale della città. Le sue origini si legano a una leggenda: nel maggio del 1599 un mandriano ritrovò il suo bue inginocchiato davanti a una sorgente, da cui affiorava un dipinto della Madonna con il Bambino, miracolosamente intatto tra le acque. La notizia destò meraviglia e fede, tanto che fu edificata una prima cappella per custodire l’immagine, presto venerata come miracolosa. L’attuale santuario, in stile barocco, fu costruito a partire dal 1749 su progetto dell’architetto Silvestro Gugliara e completato nel 1758, dopo che la primitiva chiesetta era stata danneggiata dal terremoto del 1693. All’interno, una navata ellittica accoglie tre altari in marmi policromi; nel presbiterio, un prezioso altare custodisce il dipinto della Madonna, realizzato nel Settecento per sostituire l’originale, distrutto in un incendio nel 1769. Il santuario conserva anche testimonianze legate al ritrovamento miracoloso: i due candelieri e la base della croce rinvenuti presso la sorgente, custoditi nella cappella inferiore detta “dell’Acqua Santa”. Nei secoli, la devozione popolare ha reso viva la memoria con processioni, pellegrinaggi e feste solenni. Ogni anno, il 21 maggio, si celebra l’anniversario del ritrovamento, mentre ad agosto la grande festa patronale porta in processione la Madonna del Bosco su una sontuosa vara dorata, seguita da fedeli e pellegrini. Ancora oggi, i niscemesi compiono u viaggiu a Maronna, percorrendo a piedi, talvolta scalzi, la strada verso il santuario, rinnovando una tradizione di fede e gratitudine che attraversa i secoli.
| LUOGO | Niscemi | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

21) Milena
Milena, piccolo borgo dell’entroterra siciliano, è un paese giovane solo per istituzione comunale – avvenuta nel 1923 – ma la sua storia affonda in radici antichissime. Il suo territorio custodisce tracce di insediamenti che risalgono al Neolitico e alle età del rame, del bronzo e del ferro. Nei secoli vi passarono Greci, Romani, Bizantini, Arabi e Normanni, lasciando ognuno la propria impronta. L’attuale abitato iniziò a prendere forma alla fine dell’Ottocento, quando le terre dei Benedettini di San Martino della Scala di Palermo, divenute proprietà del demanio e poi del comune di Sutera, furono vendute agli abitanti. Furono i contadini e i guardiani a costruire le prime case, dando vita alle Robbe, i nuclei originari da cui nacque Milena. Oggi il borgo conserva un forte legame con le sue tradizioni e la sua identità, che trova espressione soprattutto nella cucina e nelle feste popolari. Milena è accogliente in ogni stagione, ma per vivere appieno la sua anima il momento migliore è durante le celebrazioni: tra sagre, riti e appuntamenti culturali, il paese si anima di colori, profumi e sapori che raccontano la vera Sicilia.
| LUOGO | Milena | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

22) Serradifalco
Serradifalco, nel cuore della provincia di Caltanissetta, deve il suo nome a una rupe un tempo popolata da falchi. Il borgo nacque ufficialmente nel 1640 con la licentia populandi concessa a Maria Ventimiglia e si sviluppò sotto i Lo Faso, che ne favorirono la crescita. Adagiato tra le colline che separano i fiumi Platani e Salso, il paese conserva la memoria del suo passato minerario: fino al 1988 era attiva qui la grande miniera di zolfo Montecatini-Edison. Oggi Serradifalco è conosciuto come “paese delle miniere e delle tradizioni” e vive soprattutto di agricoltura, artigianato e piccole industrie. Il centro storico custodisce eleganti architetture: il Palazzo Ducale, la Chiesa Madre di San Leonardo Abate in stile neoclassico e la barocca Chiesa dell’Immacolata Concezione. Dal Monte Calvario, oggi parco urbano, si apre un panorama che abbraccia il Lago Soprano e il vallone circostante. La vita del borgo è scandita dalle feste religiose: la Festa di San Leonardo, la Settimana Santa con la “Scinnenza”, e la suggestiva Tavulata di San Giuseppe, che celebra tradizione e comunità.
| LUOGO | Serradifalco | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

23) Chiesa Madre di Campofranco
La Chiesa Madre di Campofranco affonda le sue radici nel 1575, anno in cui Giovanni Dei Campo, giovane cavaliere ed erede dei baroni di Mussomeli, ottenne da Filippo II di Spagna il permesso di fondare il borgo e divenirne barone. Lo stemma della famiglia campeggia ancora sulla facciata rinascimentale e negli interni, a ricordarne il legame. All’interno si ammira l’altare centrale in stile neoclassico, con tabernacolo ligneo decorato a imitazione del marmo, e l’elegante gruppo scultoreo di Giuseppe Cardella (1872), che raffigura la Madonna del Rosario e San Domenico. Tra le opere d’arte spicca anche il dipinto seicentesco La decollazione di Giovanni Battista, attribuito a maestri fiamminghi attivi in Sicilia.
| LUOGO | Campofranco | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |

24) Necropoli di Vassallaggi
Marianopoli è un piccolo borgo dell’entroterra nisseno, adagiato su un colle che domina il paesaggio circostante. Il paese, fondato in età moderna ma abitato sin da tempi remoti, conserva tradizioni autentiche e un legame profondo con il territorio. La sua storia e identità sono strettamente intrecciate con l’antico sito archeologico di Vassallaggi, che sorge poco distante dal centro abitato. Vassallaggi, situato su un sistema di cinque colline, fu frequentato già dall’Età del Bronzo e conobbe il massimo splendore tra il VI e il V secolo a.C., quando venne ellenizzato e trasformato in un importante avamposto militare e centro sacro dedicato a Demetra e Kore. Le necropoli, i resti delle abitazioni e i reperti rinvenuti testimoniano la vitalità culturale e i legami con le grandi città greche di Sicilia, come Agrigento. Oggi Marianopoli e Vassallaggi formano un binomio inscindibile: il borgo custodisce la memoria viva di un passato millenario, mentre gli scavi archeologici rappresentano un patrimonio prezioso che arricchisce il territorio di storia, cultura e suggestione.
| LUOGO | Marianopoli | |
| DIFFICOLTA’ | ||
| TURISMO | Basso |








